
Castellammare del Golfo
Testimonianze in tal senso si ricavano sia dagli scritti di Erodoto sia da quelli di Diodoro Siculo e di Tucidide, che a proposito della spedizione ateniese in Sicilia del 415 avanti Cristo.., più volte parla di navi che navigavano da e per Segesta.
A fare esplicito riferimento al porto segestano sono però Strabone e il geografo Tolomeo. Con l’arrivo degli arabi agli inizi dell’800 il paese prende il nome di Al Madarig (“la scalinata“, nome che sembra derivare dalla scalinata che dalla parte più alta del bastione fortificato conduceva al porto).
Sono gli arabi a realizzare il primo nucleo del castello poi ampliato dai Normanni. L’edificio fortificato venne edificato su di uno sperone di roccia a ridosso del mare e collegato alla terraferma per mezzo di un ponte levatoio ligneo.
Agli inizi del secondo millennio, Castellammare del Golfo diviene importante fortezza dei Normanni prima, degli Svevi e poi centro di battaglie fra Angioini e Aragonesi. Nel 1314 Roberto d’Angiò conquista Castellammare, la cui guarnigione si arrende, sembra, senza opporre resistenza. Nel 1316 sono gli aragonesi con Bernardo da Sarrià a impadronirsi del castello distruggendone parte delle fortificazioni e una delle tre torri.
La guerra si conclude con la vittoria di Federico II e il porto verrà interdetto alle attività commerciali in ragione del tradimento in favore degli Angioini.

Della seconda metà del XVI secolo è la chiesetta della Maria SS.Annunziata, realizzata a pochi metri dal mare di “cala marina” e alla quale nel 1590 fu aggregato un convento di Carmelitani. Il paese in quel periodo era abitato principalmente da marinai e da addetti al carico-scarico merci (soprattutto il grano prodotto nell’entroterra). Nel 1700 il paese continua a espandersi sempre lungo la direttrice nord-sud ma in modo più irregolare. Acquista sempre più importanza il caricatore di Cala Marina rispetto a quello di Cala Petrolo, questa sull’alta parete di tufo prospiciente il mare vedeva fino ad allora la presenza di diversi magazzini e del mulino Zangara (dalla quale prende il nome la via del lungomare).
Alla fine del Settecento e inizi dell’Ottocento con il frazionamento del latifondo e lo sviluppo di colture intensive (viti soprattutto) aumenta il fabbisogno di manodopera e diviene più numeroso il ceto contadino e si assiste a un notevole flusso immigratorio: se nel 1774 vi erano 3859 abitanti, nel 1798 se ne contano circa 6.000. All’incremento demografico contribuì la fortificazione del borgo attorno al castello. Tanto che nel 1798 quando gli abitanti saranno 6000 nella città sarà possibile individuare tre stadi morfologici ben distinti: il nucleo del castello, la città murata e la città fuori le mura.

Scopello
Deve probabilmente il proprio nome ai faraglioni o scogli (in latino scopulus, in greco scopelos).
Il primo insediamento sul promontorio dove si trova Scopello risale all’età ellenistica, poi continuato nelle epoche romana e islamica. Durante il periodo normanno fu demanio regio. Negli anni ’30 del XIII secolo l’imperatore Federico II di Svevia concesse la terra di Scopello al piemontese Oddone de Camerana, e ai cavalieri lombardi arrivati con lui in Sicilia. Nel 1237 Oddone di Camerana e i suoi cavalieri lombardi si spostarono a Corleone, e l’imperatore Federico II concesse Scopello in feudo alla città di Monte San Giuliano (oggi Erice).
L’attuale borgata risale al XVII secolo ed è divisa in due parti: un baglio, che la tradizione indica come d’epoca normanna, ma risalente al XVIII secolo, e una piazzetta con la chiesa di Santa Maria delle Grazie, parrocchia dal 1961, e poche case.
Ferdinando II di Borbone elesse l’area di Scopello, con il vicino omonimo bosco, al rango di riserva reale per la caccia, visitandola due volte nel 1830 e nel 1859. A motivo di queste visite, essendo prossima l’unità d’Italia, con la spedizione dei Mille gli scopellesi si schierarono dalla parte borbonica, tanto da ingaggiare una battaglia, tra il dicembre 1862 e il gennaio 1863, con le forze piemontesi che non riuscirono facilmente ad insediarsi nella borgata. La riserva di caccia di Scopello venne assegnata a una società statale che aveva il compito di dismettere i beni del vecchio stato borbonico e venne acquistata a prezzi bassissimi da affiliati alla mafia di Castellammare del Golfo che avevano sostenuto la causa unitaria e che poi rivendettero i terreni a prezzi di mercato.


Riserva dello Zingaro
La Riserva dello Zingaro si estende nella parte Occidentale del Golfo di Castellammare, nella penisola di San Vito lo Capo che si affaccia sul Mar Tirreno, e fu la prima Riserva istituita in Sicilia. È un luogo ricchissimo di fauna e flora e la costa dello Zingaro è uno dei pochissimi tratti della Sicilia non contaminata dalla presenza di una strada litoranea. Il sentiero costiero che si snoda per circa 7 km è il sentiero principale della Riserva, il più battuto dai visitatori e collega l’ingresso di Scopello a quello di San Vito Lo Capo.
All’interno della Riserva si trovano il Museo Naturalistico, ilMuseo delle Attività Marinare, il Museo della Civiltà Contadina, dove è riprodotto il ciclo completo del grano, il Centro di Educazione Ambientale, due aree attrezzate e dei caseggiati rurali.

Segesta

Per arrivarvi bisogna lasciare i propri mezzi un po’ più in basso e percorrere a piedi un breve tratto in salita. La zona archeologica di Segesta è visitabile tutto l’anno, tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 18.00.